Rudolf Steiner- Retrospettiva al MART
Partendo dalla "Teoria dei Colori" di Goethe, che sosteneva che “il colore si origina dall’incontro della luce con le tenebre”, il grande pensatore austriaco elaborò una complessa teoria spirituale
Prima dell’estate il Mart di Rovereto ha ospitato la retrospettiva Rudolf Steiner “L’alchimia del quotidiano”, realizzata dal ‘Vitra Design Museum’ di Weil am Rhein: un’occasione per riflettere su alcuni aspetti dell’opera del poliedrico pensatore austriaco e sulle sue influenze sull’arte contemporanea.
Steiner (1861 – 1925), dopo la laurea in filosofia, cura l’archivio delle opere scientifiche di Johann Wolfgang Goethe e rimane conquistato dalla grandezza e dalla libertà del suo pensiero. Goethe (1749-1832) è un artista-scienziato per il quale filosofia-scienza-arte si possono efficacemente integrare nel processo conoscitivo delle forze creative che vivono all’interno della natura, in cui lui stesso cerca nei fenomeni percepibili ai sensi l’invisibile delle molteplici forme del divenire, per giungere agli ‘archetipi delle cose’, all’immutabile nel perenne mutare, al principio della metamorfosi delle manifestazioni viventi.
Steiner, deciso a proseguirne la strada, nel 1894 pubblica La filosofia della libertà, Risultati d’osservazione animica secondo il metodo delle scienze naturali (Fratelli Bocca ed.), il libro che espone l’orientamento e la finalità del suo pensiero, in seguito al quale è invitato a tenere delle conferenze presso la sezione tedesca della società Teosofica, di cui diventa segretario fino a quando nel 1912, per dissapori con il pensiero di Annie Besant, fonda la Società Antroposofica (dal greco ànthropos, uomo, e sophìa, conoscenza).
Moltissimi sono gli ambiti di cui si occupa l’Antroposofia – pedagogia, agricoltura, farmaceutica, medicina, alimentazione, architettura, scultura, pittura, euritmia, teatro – di cui Steiner instancabilmente propone esempi e dimostrazioni.
La mostra di Rovereto privilegia ‘l’estetica del quotidiano’: dai mobili di cui espone molte sedute, agli arredi completi, all’architettura, con i modelli in grande scala del Goetheanum, un edificio progettato da Steiner che ne realizzò un modello in plastilina, alla base del successivo sviluppo dell’architettura organica. Il Goetheanum è il risultato di processi metamorfici di ‘eversione’, cioè di rivoltamento dall’interno all’esterno, un processo di definizione della forma che identificava in un principio cosmico: ottenere una cavità da una massa, porre spirito e materia in un rapporto dialettico. Per Steiner “La vita spirituale agirà diversamente quando fluirà da ambienti la cui misura sia determinata dalla Scienza dello Spirito, le cui forme scaturiscano dalla Scienza dello Spirito”.
Molto interessante la ricostruzione in dimensioni reali delle ‘Camere terapeutiche colorate’ (Farbkammer) ideate da Steiner nel 1913, precorritrici di quella terapia naturale impostata sulla somministrazione del colore in diverse forme oggi conosciuta come Cromoterapia.
Sul colore Steiner elaborò una complessa teoria spirituale, partendo dalla Teoria dei Colori (Zur Farbenlehre) di Goethe, che sosteneva in polemica con le teorie newtoniane che “il colore si origina dall’incontro della luce con le tenebre”, due polarità reciprocamente attive e collaborative.
La tassonomia steineriana distingue la manifestazione cromatica in sette colori esoterici: quattro colori immagine e tre colori splendore. I primi rappresentano l’aspetto percepibile, l’immagine esterna della loro essenza e sono: il bianco, l’immagine dello spirito; il nero, l’immagine di ciò che è morto; il fior-di-pesco, l’immagine dell’anima e il verde, l’immagine di ciò che è vivo. I colori splendore risplendono invece in se stessi, sono “le nature attive del colore, la veste esteriore di un essere” e sono: “il giallo, lo splendore dello spirito; il rosso, lo splendore del vivente e l’azzurro, lo splendore dell’animico”.
Steiner diede anche indicazioni su come dipingere con colori all’acqua disciolti in vaschette e stesi su carta bianca, che funge da sorgente di luce, tramite una tecnica di velature sovrapposte “i cui processi coloristici corrispondono all’espressione delle forze agenti nel cosmo sui diversi gradini dei regni della natura”.
Le conferenze di Steiner influenzarono molti artisti dell’epoca, dai russi Wassilij Kandinskij e Kazimir Malevič all’olandese Piet Mondrian; la sua concezione spirituale dei colori fu portata avanti dagli insegnanti del colore della Bauhaus e ora viene insegnata nelle scuole Walrdof.
Gli artisti influenzati da Steiner svilupparono ciascuno una propria concezione sull’uso tecnico del colore e un proprio linguaggio artistico: Wassily Kandinsky (1866-1944), pianista e violoncellista, espresse un misticismo soggettivo e interiorizzato libero dalla dipendenza della raffigurazione, in cui le regole compositive della pittura sono simili a quelle musicali e si dedicò anche alla teorizzazione pubblicando numerosi scritti, di cui il più famoso, Lo spirituale nell’arte (SE ed., Milano), tratta dell’influenza psichica dei colori dovuta alla loro vibrazione spirituale. Kazimir Malevič (1878-1935) si ispirò all’arte popolare russa e alla tradizione ermetica e antroposofica fondendole nella ricerca di un’arte assoluta, anch’egli scrisse numerosi contributi teorici e propose il Suprematismo, una corrente d’arte che perseguiva “la supremazia della sensibilità pura nell’arte (…) l’espressione pura senza rappresentazione”.
Piet Mondrian (1872-1944), olandese di formazione calvinista, aderì alla società teosofica del suo Paese e si mise in contatto epistolare con Steiner (1921) per presentargli i principi del Neoplasticismo (da lui teorizzati in molti scritti) che, ispirato dalla concezione teosofica della Blavatsky, rifiutava la concezione dell’arte come descrizione realistica, per giungere a un astrattismo puro e assoluto, composto da intersecazioni ortogonali e colori primari: rosso, giallo e blu circondati da bianco e nero, in reciproci rapporti di equilibrio. Pur con espressioni artistiche così diverse dagli insegnamenti di Steiner, non è forse un caso che sia Kandinsky che Mondrian esprimessero grande antipatia per il verde, colore immagine: Kandinsky descrivendolo come il colore più calmo che esista, che non si muove in nessuna direzione e non ha alcuna nota emotiva, non desidera nulla, non aspira a nulla; Mondrian utilizzando solo i 3 colori splendore posti tra luce (bianco) e oscurità (nero).